Non sono passati neppure cento anni da quando la prima donna riusciva a essere nominata notaio.
Per secoli l'arte notarile è stata prerogativa esclusivamente maschile.
La prima donna-notaio venne nominata nel 1930: si chiamava Adelina Pontecorvo, voleva fare il magistrato, ma finì –necessitata dalle circostanze del tempo- per modificare le sue aspirazioni.
Un bel risultato se si pensa che nel 1914 era stata bocciata la richiesta di iscrizione di una praticante dalla Corte d'Appello di Roma con la motivazione che un'ammissione sarebbe stata funzionale ad un futuro esercizio di una professione preclusa alla donna per dettato "della legge speciale e della legge comune" come ogni altro ufficio che implicasse funzioni attinenti all'azione giudiziaria.
Per decenni le notaie, nonostante la dottoressa Pontecorvo, sono state una rarità in un settore pressochè totalmente maschile (se non si considerano –ovviamente- le collaboratrici degli studi).Solo vent'anni fa le donne che esercitavano questa professione erano appena il 17%. Oggigiorno rappresentano un terzo circa dei Notai italiani e sono una realtà consolidata in tutte le province.
Le regioni con la più alta percentuale femminile sono: Calabria (il 41,7% dei notai locali sono donne), il Molise (36,4%), la Puglia (34,7%), la Basilicata (31,4%), la Sicilia (30,8%), Campania (30,6%).
Anche i compensi sono gli stessi dei colleghi uomini: cosa non da poco, visto che in molti settori le retribuzioni non sono affatto paritarie.Poche sono invece negli organismi rappresentativi di categoria, ma questo è l’effetto della centralità della donna all’interno della famiglia.Già è duro svolgere un lavoro a tempo pieno, che difficilmente (almeno fino a quando i figli sono piccoli) si riesce a dedicarsi a qualcos’altro.E in questo le donne notaio sono proprio uguali a tutte le altre donne.
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